Quanto una pratica definita da alcuni come perversa e malata, può essere associata a qualcosa di più elevato come il misticismo ?

Ne abbiamo provato a parlare con l’affermata scrittrice Silvia Alonso che di recente ha pubblicato un nuovo romanzo giallo che affronta approfonditamente l’argomento.

(al termine dell’articolo trovere i suoi riferimenti e dove trovare la sua nuova opera)

 

La tua tesi sul legame tra misticismo e pratiche Bdsm sembra quasi una bomba lanciata a freddo. Non ti pare azzardata?

Mi sono limitata a tracciare le fila di molte tradizioni mistiche, dove il raggiungimento dell’estasi e il contatto con la luce arriva mediante pratiche di digiuno, il silenzio e la sublimazione dell’anima attraverso il superamento della barriera del corpo.  È un percorso che si può fare attraverso la meditazione (quella seria), nella gioia, senza il dolore. Sono due vie opposte ma viaggiano parallele. Nel primo caso parliamo di ritiri spirituali, di preghiera, di connessione con il cielo e col divino. Diverso dal divertimento di un annoiato sabato sera. Ma provate a leggere Undici Minuti di Paulo Coelho, per citarne uno, e risulterà possibile che anche nelle pratiche di Bdsm soft, questo legame esiste. Arrivare lì in alto significa scalare una montagna. La via tradizionale è la preghiera e l’ascetismo. La scorciatoia (rischiosa per la salute mentale) sono le sostanze stupefacenti, tanto per citare Jim Morrison e quel filone. Un’altra scorciatoia, nella visione che ho dato nel giallo “L’Angelo Veste Sado”, possono essere “certe” pratiche. È solo un punto di vista affascinante, una chiave di lettura diversa. Che non vuole insegnare niente a nessuno e non pretende di avere la verità infusa. Nel mio romanzo ho voluto dare una suggestione gotica, una poesia onirica senza cadere mai nella volgarità, che detesto. Non sopporto la violenza, sia ben chiaro. Ma i lievi giochi di trasgressione tra persone consenzienti possono diventare letteratura.

 

 

Cosa c’entra tutto questo con le dinamiche di potere di cui tu parli ?

Ho voluto ritrarre uno spaccato sociale e narrare una specie di paradosso. Non è una regola, ma generalmente la maggior parte degli slave sono manager affermati. Fa specie , ma tutto torna in un’ottica di equilibrio e compensazione: gli opposti si compenetrano. Chi nel mondo del lavoro esercita costantemente una dominazione mentale sugli altri, sente a sua volta la necessità di compensare tramite queste pratiche, giocando al rialzo come nella Roulette russa. Più alta è la sfida, più alto il sollievo finale. Da cui arriva la purificazione…

È come una necessità intrinseca di espiare. E questo lo dice Tolkien nel “Signore degli anelli”: portare l’anello del potere forgiato all’inizio del Tempo è un peso enorme. Da cui la necessità (per alcuni, non per tutti) di alleggerirsi periodicamente mediante queste pratiche.

Come ti sei avvicinata al mondo del Bdsm?

Erano gli anni dell’Erasmus. Venivo dalla provincia di Milano e mi ero guadagnata quella carta per il mondo “secchiando” duro: stavo facendo la tesi a Parigi, e da un retaggio cattolico e chiuso mi sono ritrovata di colpo proiettata in un ambiente internazionale diverso dal mio. È capitato per mera curiosità di andare come spettatrici in uno di quei locali SOFT. Era più che altro una bravata

Che sensazione hai avuto?

All’inizio paura. Poi mi sono tranquillizzata: ho capito che prevaleva l’idea di trasgressione, a livello mentale, e tutto era sotto controllo. Niente sangue se no sarei svenuta anche solo all’idea.  Da mera spettatrice  la prima sensazione è stato lo stupore. Non capivo cosa spingesse certe persone a ricercare il piacere tramite il dolore, cosa che è di per sé una contraddizione, mi sembrava assurdo. Ma forse Eros, ovvero il desiderio puro, è qualcosa di più ampio dai nostri preconcetti che viaggia libero (non a caso viene raffigurato con le ali). Anche Eros è dunque un angelo, che noi occidentali moderni abbiamo incatenato a furia di legarlo agli stereotipi benpensanti.

 

Il tuo dunque era più che altro un interesse psicologico?

Esattamente: lo è tutt’ora. Proprio come uno dei protagonisti del mio romanzo, il commissario Bellavista, mi sono messa a fare delle indagini. Mi è subito sembrato un fenomeno sociale che necessitava di essere approfondito: le  mie intuizioni mi spingevano a ricercare spiegazioni verso legami inediti, non mi soddisfava la solita etichetta della “stranezza” di slave e Mistress o delle cosiddette “parafilie”. È più facile creare un contenitore di emarginazione che lascia tutti tranquilli etichettando i diversi come strani, eccentrici, o persone psicologicamente instabili.

 

E invece?

Invece la psiche umana è complessa, viaggia per immagini, analogie, archetipi. Quello della Mistress può essere accostato alla Dama Nera dei tarocchi (la carta numero tredici), che in una delle versioni più pittoresche è una Bradamante con armatura nera che viaggia su un cavallo bianco brandendo lo stendardo della rosa. Fiore da sempre simbolo per eccellenza dell’amore. Il legame tra Eros e Thanatos è una vertigine e una sfida che esiste dal tempo del degli antichi grec i (anzi, addirittura dagli antichi egizi con Iside, e ancora prima). Fa parte del mito, e il mito è psiche. La scarica di adrenalina che prova lo slave durante la sottomissione è simile a chi fa parapendio. Solo che nel Bdsm quella scarica viene canalizzata nella sfera delle emozioni sottili legate ad Eros. Da lì l’intuizione…

 

Di quale intuizione parli?

Che slave e Mistress siano come in una visione onirica,  gli attori di un teatro fatto di legami sottili: la frusta diventa una corda tesa tra i due, che ne lega in quel momento le menti. Per dirla con le parole de “L’Angelo Veste Sado”: “La frusta era diventata l’archetto speciale col quale la Mistress faceva vibrare le note che uscivano dall’anima del suo schiavo, un violino malinconico che suonava la sua ultima sinfonia”.

 

Come ti poni nei confronti del Bdsm?

Non prendo posizione. Mi limito a parlarne come si parla di un fenomeno che esiste. Avvertendo dei rischi collaterali: credo che sia una droga che renda addicted, ma la letteratura si fa anche con gli argomenti scomodi. Se no avremmo solo “I promessi sposi”…  Anche se a ben pensarci, credo che la cara Gertrude,  alias Monaca di Monza, fosse un primissimo prototipo di Mistress. Fateci caso… forse il Manzoni aveva (very  deep inside) un lato Sado. Non a caso era legatissimo alla religione…azzardo!

 

Qual è la pratica più cruda di cui parli nel libro?

Tratto di quelle soft più note. Il Bondage. La cage (la gabbia) Qualche fustigazione, la cera  calda. Ma credo che la più difficile, tecnicamente, da mettere in atto sia il Bastinado, dove la Mistress passeggia coi tacchi a spillo sulla schiena dello slave. Roba da funamboli.

 

Ce n’è per tutti i gusti insomma…

A dire il vero il Bdsm (soft) entra solo come tematica laterale nel libro: è principalmente un giallo che attira per il “colore” dei personaggi e l’ambientazione in generale: la Milano by night, le ballerine di pole dance, i riferimenti esoterici, il mistero, l’ironia della protagonista (Maggie, la voce narrante) e le disavventure del commissario Bellavista, sedotto e ingannato dalle ballerine.

 

A chi consiglieresti il tuo libro?

A tutte quelle persone che desiderano vivere emozioni forti, viaggiare con la mente e assaporare atmosfere inedite, misteriose e trasgressive, ma che spesso nella realtà non hanno il coraggio di “osare”.

 

 

Vi consigliamo caldamente l’acquisto e la lettura di questo capolavoro letterario che, come pochi altri, sa lasciarvi dentro qualcosa di persistente.